febbraio 04, 2005

Il gruppo

Mi è venuta in mente una storia nuova.
Ho fatto i primi disegni.

Siamo in una casa in campagna.
In quella che era una stalla è stata ricavata una sala prove dove suona un gruppo di ragazzi.
Suonano male. Si divertono molto.
Vicino alla casa passa una strada con una grande curva.
Ci sono altri ragazzi che vanno a sentire il gruppo che suona.
So poco altro di loro, per adesso.
Non voglio fare cagate come note musicali che svolazzano sulla tavola o altre (a mio avviso) inefficaci traduzione della musica in disegno.
Quindi dovrò inventare qualcosa per rappresentare il frastuono.
Non sarà facile.

Comunque:
Questo è il chitarrista, in due prese diverse.



Sono stato a Parigi, dopo il festival di Angouleme.
In un negozio bellissimo che si chiama Sennellier ho comprato degli acquarelli nuovi, grandi così e potenti. Pure una carta mai vista, che non si imbarca mai e che permette dei giochi di sovrapposizione di colore (e acqua) fino ad ora impensabili.
Voglio dipingere usando poco tratto nero, e quel poco sarà sottile.
Vorrei tirare su le forme solo con le pennellate.
Forse la storia sarà a colori. Se sarà, naturalmente.
Non si sa mai.


13 commenti:

Anonimo ha detto...

la cosa bella che fa di te un vero artista è la voglia di sperimentare sempre nuove tecniche e nuovi modi per raccontare.
sei davvero uno sprone a fare sempre di più, perchè quando vedo i tuoi lavori mi viene immediatamente voglia di disegnare al meglio delle mie possibilità.

remo

Roberto La Forgia ha detto...

minchia che disegni!
vai Gipi, facci godere.

DENIS GUALTIERI ha detto...

Parliamo di etica del disegnatore: Esiste?
Vale a dire, uno che vuole vuole rappresentare quello che ha nella capocciolina, è tenuto a seguire dei limiti nei mezzi da utilizzare per rendere il proprio lavoro artigianalmente (o artisticamente...) piu valido?
Copiare, ricalcare fotografie (naturalmente attenendosi allo stile di disegno utilizzato), usare computer per sovrapposizioni, usare pennarelli anzihè pennelli ecc ecc ecc...svilisce l'opera?
Ovviamente stà tutto al risultato finale, vale a dire nel cuoricino del lettore che si agita un pochino, stabilire se il lavoro è funzionale o meno... ma l'autore dietro l'opera, deve autoimporsi delle regole?
Leggendo che non vuoi rappresentare le note, mi è venuto in mente che forse ti piace importi dei "limiti", o meglio, ti fa cagare il modo classico di rappresentare uno che suona, con le notine tutte intorno o sotto o dove capita, e scegli di non usarlo, adottando una regola autovarata.
-->Regola Gipi N°334/b :NO NOTE
Motivo: Fa cagare (altamente!)<--

Molte regole fanno l'etica dietro l'opera (regole perlopiù inconsce (o inconscie?)) e ne determinano un organicità coerente (si dirà cosi? boh), sempre che l'autore abbia buon gusto nelle regole.

Se da questo insieme di regole vi nasce un etica, questo significa che un disegnatore ne ha una. Sicchè esiste.


A me sembra che ogni volta che ti accingi un nuovo lavoro cambi qualche regola, a seconda di ciò che devi rappresentare. Non mi pare modifichi totalmete l'etica.

Esistono delle regole assolute per te? Tipo la computer grafica è fredda e fa schifo, usare foto è da coglioncini senza calli sulle mani ecc ecc ecc?

Gipi ha detto...

Etica del disegnatore.
La prima cosa che mi viene da sottolineare è che, se anche qualche regola ritengo che possa esistere, trattasi di regola personale e soggettiva.
Non applicabile ad altri o al lavoro di altri.
L'ultima cosa che vorrei fare è ipotizzare delle regole, dei binari o delle barriere a questo lavoro.
Libertà prima di tutto.

Andiamo avanti.
Per quanto mi riguarda non mi impongo regole, le storie solitamente ne comprendono già alcune di per se, nel momento in cui vanno sulla carta.

Esempio 1:
Appunti per una storia di guerra.
Alcune regole autoscaturite:

Non farò aperture nelle pagine. Non darò aria alle scene. Terrò una scansione sempre uguale nelle pagine (ome le righe di testo di un libro). Non mostrerò scene di combattimento.....

Queste sono alcune delle cose che tenevo in mente durante la lavorazione di "appunti".
Ho altre regole personali per il trattamento dei racconti autobiografici, perchè ritengo che sia un tipo di racconto estremamente pericoloso.

Quindi la mia regola per l'autobiografia è:
Non racconterai cose che non abbiamo almeno un doppio interesse. Una doppia lettura.

Che significa scegliere di raccontare solo episodi che abbiano un risvolto simbolico, che possano essere reinterpretati da chi legge.
I cazzi miei (pari pari, se non sintomatici di altro) credo che non interessino a nessuno.
pochissima attrazione ho verso il racconto autobiografico semplice.

Per quanto riguarda le tecniche: nessuna regola. Ognuno fa quello che vuole.
Io non uso le fotografie perchè non ritengo che siano una efficace rappresentazione della realtà (questo è un discorso complesso, possiamo affrontarlo in altro post, volendo).
Non faccio colorazione con il computer perchè mi piace avere la tavola in mano, ma faccio la pulizia delle vignette con il pc e modifico i toni, se serve alla stampa.
Quello che conta, alla fine è la storia. E' la storia da raccontare che determina a maggior parte delle scelte.
Poi c'è la voglia di andare verso un lavoro onesto. Raccontare senza mentire troppo a se stessi, senza preconcetti o posizioni facili e riposanti.
Non consolare nessuno.

Gipi ha detto...

Hanno la fronte bassa?
A me sembrava normale.
La mia è così.

Lombroso docet.

DENIS GUALTIERI ha detto...

A proprosito di regole:
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DOGMA 95 è un collettivo di registi cinematografici fondato a Copenhagen nella primavera del 1995, che si pone lo scopo dichiarato di contrastare "una certa tendenza" del cinema attuale in termini di atto di salvataggio. Nel 1960 già certi autori avevano detto basta! Il cinema era morto e dalle ceneri venne fatto risorgere attraverso i modi della Nouvelle Vague, attraverso i loro slogan dell’individualismo e della libertà vennero create le opere, ma sostanzialmente non ci fu nessun cambiamento nei mezzi. Il cinema antiborghese divenne borghese, perché la base su cui le sue teorie erano costruite era la percezione borghese dell’arte. Ed il concetto di autore era romantico-borghese sin dall’inizio, e quindi falso.

Invece per DOGMA 95 il cinema non è individuale. Con la coeva tempesta tecnologica, da cui conseguirà la definitiva democratizzazione del cinema, per la prima volta chiunque può fare un film. Ma più le tecnologie diventano accessibili, più si fa importante l’avanguardia. Non è un caso che la parola avanguardia abbia connotazioni militaresche. La disciplina è la risposta… dobbiamo mettere un’uniforme ai nostri film, perché il film individuale sarà decadente per definizione.

DOGMA 95 si contrappone al film individuale presentando un corpo di regole indiscutibili conosciute come Il voto di castità. Nel 1960 si disse basta! E si disse anche che il cinema era stato cosmetizzato fino alla morte, con le consequenziale esplosione da allora dell’uso di cosmetici… Invece il fine "supremo" dei cineasti decadenti è ingannare il pubblico. È di questo che siamo tanto fieri? È questo che abbiamo ottenuto da questi 100 anni di cinema? Illusioni tramite le quali si possono comunicare delle emozioni? Tramite la libera scelta d’ingannarci dell’artista individuale? La prevedibilità (drammaturgia) è il perno, la chiave di lettura contemporanea. Il fatto che le vite interiori dei personaggi giustifichino la trama è troppo complicato, non è "arte alta". Mai come ora si sono lodate l’azione superficiale e la cinematografia superficiale.Il risultato è vuoto. Un’illusione di pathos e un’illusione d’amore.

Per DOGMA 95 il cinema non è illusione. Dalla tempesta tecnologica deriva l’elevazione dei cosmetici a Dio. Usando la nuova tecnologia chiunque in qualsiasi momento può lavare via gli ultimi granelli di verità nell’abbraccio mortale della sensazione. Le illusioni sono tutto ciò che il cinema può nascondere dietro di sé.

Ultimamente certa critica ha discusso intorno al fatto che Harmony Korine nel suo "Julien donkey-boy", presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, sostanzialmente abbia aderito a Dogma 95. I componenti del movimento stesso hanno discusso intorno a questo e all’effettiva aderenza di Korine ai loro canoni. Per questo hanno ora preparato un segretariato che stabilirà l’appartenenza di nuovi al movimento, e la loro accettazione del voto di castità.



"Io giuro di sottomettermi al seguente corpo di regole delineate e confermate da DOGMA 95:

*Le riprese devono essere fatte dal vero. Non devono essere utilizzati scenografie e set (se è necessario per la storia un particolare elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è già presente quell’elemento).

*Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nell’ambiente in cui si svolge il film).

*La cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti (e l’immobilità) che si può ottenere a mano (il film non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; le riprese devono avere luogo dove si svolge il film).

*Il film deve essere a colori. Non sono concesse illuminazione speciali. (Se c’è troppa poca luce per impressionare la pellicola la scena deve essere tagliata o si può attaccare una singola torcia alla cinepresa).

*Il lavoro sulle ottiche e sui filtri è proibito.

*Il film non deve contenere azioni superficiali (omicidi, armi ecc. non devono comparire).

*È proibita l’alienazione temporale o geografica (cioè il film deve avere luogo qui e ora).

*I film di genere non sono accettabili.

*Il formato del film deve essere Academy 35 mm.

*Il regista non deve essere accreditato.

*Mi impegno inoltre come regista a evitare il gusto personale! Non sono più un artista. Giuro di non creare un’"opera", poiché ritengo l’istante molto più importante del tutto. Il mio fine supremo è costringere la verità a uscire dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni. Giuro di fare ciò con tutti i mezzi disponibili e a discapito di ogni considerazione di buongusto o di carattere estetico.

*Pronuncio a questo modo il mio VOTO DI CASTITÀ.

*Copenhagen, lunedì 13 marzo 1995

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Lars von triar o come si scrive e qualcun altro che non ho voglia di tornare a vedere come si scrive.

Interessante come questi registi abbiano sentito la necessità di crearsi delle regole per distinguersi e usarle come ricerca espressiva.

Non sono regole che si possono totalmente sposare con il fumetto, ma il concetto di castità mi piace... forse questo medium ha goduto di un eccessiva libertà di rappresentazione sin dall'inizio, di maniera che ne hanno sofferto i personaggi delle storie, esendo pupazzi piatti che agiscono sempre alla solita maniera.
Meno male che se uno si informa un pochino è capace di trovare opere con una certa profondità, pultroppo non sono opere conosciute ai più, forse la piattezza iniziale ha lasciato il suo segno nel comun non pensare.

Gipi ha detto...

Mamma mia.
I bravi figlioli di dogma95 hanno voluto darsi delle regole.
Sono contento per loro.
Però che devo dire?

Von Trier (esso è furbino) ha inventato le regole e poi le ha infrante tutte.
probabilmente infrangerle è stata la sua azione intelligente.
Porre le regole (secondo me) è stata quella scema.

Se devo scegliere preferisco atteggiamenti più naturali. Rossellini, per dirne una.

Ribadisco che, secondo me, darsi regole rigide è una cosa poco intelligente. Se poi le si infrangono tanto vistosamente (vedi, appunto Von trier) allora forse è pure tempo sprecato.

E poi queste regole dei dogma, oltre che una cosa "stilosa" (nel senso dispregiativo del giovanilistico termine) sono proprio sceme.
Non reggono neppure al gioco dei perchè. Guarda:

1)Le riprese devono essere fatte dal vero. Non devono essere utilizzati scenografie e set (se è necessario per la storia un particolare elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è già presente quell’elemento).

PERCHE'?

*Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nell’ambiente in cui si svolge il film).

PERCHE'?

*La cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti (e l’immobilità) che si può ottenere a mano (il film non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; le riprese devono avere luogo dove si svolge il film).

PERCHE'?

Insomma , posso andare avanti fino alla fine.
Inoltre, mi ripeto, sono tutte regole infrante dallo stesso Von trier.
Perchè esso è un furbo.
Nel senso peggiore del termine, naturalmente.

DENIS GUALTIERI ha detto...

Beh, certo, le regole sembrano fatte piu per gioco che per altro...cose simili credo che avvengano quando l'autore non ha niente da dire e spera che imbarcandosi in un filone di pensiero riesca a comunicare qualcosa. Esiste qualche film Dogma95, per ora ho visto solo i trailers e letto qualche recensione (ok lo so,le recensioni molte volte sono cacca scritta...) non molto positiva. Sono d'accordo che sembra un giochino scemo da frustrati pseudo creativi. E' però divertente che esistano.

Quello che mi interessava, più che le regole, è il desiderio di ridurre l'artificiosità dell'opera. Gli attori non sono truccati, se è buio non vedi un cazzo e al massimo senti qualcosa, se gli attori sono a letto sono spettinati, non esistono costumi di scena ecceccecc... Insomma, i protagonisti del filmino sono piu simili alla gente che si vede per strada e i rumori sono piu simili a quelli che si sentono nella realtà... questo insieme di cose dovrebbe rendere l'opera più vicina a chi la guarda.
Un uomo affacciato alla finestra che guarda un tramonto è questo. Il tramonto non è ritoccato in maniera che sia il miglior tramonto visto, la stanza dove sta il protagonista è buia, non c'è una pista audio con i pensieri di sottofondo o una musica che ci dice se è un momento malinconico o altro, in parole povere non ci sono tutti gli artifici che servono a creare stimoli diretti all'emotività di chi guarda. Solo un uomo affacciato alla finestra. Chi guarda fa l'opera, come per i quadri, è un ruolo attivo.

Nei fumetti mi piacerebbe vedere meno artificiosità, nel senso che molte pubblicazioni presentano come personaggi pupazzi con espressioni omologate, tipo fotoromanzi. Non che me ne freghi molto, visto che non compro tali pubblicazioni, mi dispiace il fatto che sono facilmete reperibili in ogni edicola e sono la facciata del fumetto.

Gipi ha detto...

Per quanto riguarda il discorso su dogma/artificio e cinema ci sarebbe da discuterne a giornate. Capisco il tuo desiderio di autenticità e lo condivido, però ci sono tante cose di cui dovremmo discutere (possiamo farlo per email, se vuoi).
Per quanto riguarda il discorso sul fumetto: lo sottoscrivo in pieno.

Damiano ha detto...

Credo si astupefacente; l'indi rock bolognese che entra in un fumetto... non chiedo altro.

Anonimo ha detto...

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oakleyses ha detto...

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oakleyses ha detto...

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